Il popolo di Carpenter sfidato dal metalrocker/regista Rob Zombie
E' uscito nelle sale il quattro gennaio l'ultimo film di Rob Zombie: dopo La Casa dei mille corpi e La casa del diavolo, questa volta il regista Rob Zombie si cimenta in un progetto che poteva dar luogo a un vero e proprio capolavoro ma che -ve lo dico subito- non ha per nulla soddisfatto le aspettative.
Partendo dal film colossale e ormai simbolo del cinema horror Halloween di John Carpenter, Zombie cerca di immaginare e ripercorrere la vita adolescenziale e l'escalation di follia del terribile, inquietante e storico protagonista Michael Myers alias 'boogeyman' -l'uomo nero-, autore di terribili omicidi già dalla tenera età di 10 anni. L'idea del film è appunto quella di tentare di riempire i buchi volutamente lasciati da Carpenter, ossia di mostrare la vita del feroce assassino sin dai tempi della scuola: un prequel che è anche un remake dato che la storia riprende quella della pellicola originale, con tanto di identicità di inquadrature ma con finale -purtroppo!- a sorpresa.
Dell'alternativo ed estremo regista che conoscevamo rimane un debole ricordo, è viva nel film la sua nota personalità per la durata di poche scene, per la scelta del cast -tra cui figura ovviamente l'immancabile moglie del regista, Sheri Moon Zombie-, per il gusto della fotografia e di alcune immagini.
Il punto in cui più si sente però la mancanza del vecchio Zombie è proprio nella sceneggiatura del film, dove forse le troppe licenze poetiche dal film originale fanno pensare addirittura ad una presa in giro del buon vecchio Carpenter più che a un omaggio -si veda appunto il finale del film che ha reso grande Carpenter e banale Zombie.
Partendo dal film colossale e ormai simbolo del cinema horror Halloween di John Carpenter, Zombie cerca di immaginare e ripercorrere la vita adolescenziale e l'escalation di follia del terribile, inquietante e storico protagonista Michael Myers alias 'boogeyman' -l'uomo nero-, autore di terribili omicidi già dalla tenera età di 10 anni. L'idea del film è appunto quella di tentare di riempire i buchi volutamente lasciati da Carpenter, ossia di mostrare la vita del feroce assassino sin dai tempi della scuola: un prequel che è anche un remake dato che la storia riprende quella della pellicola originale, con tanto di identicità di inquadrature ma con finale -purtroppo!- a sorpresa.
Dell'alternativo ed estremo regista che conoscevamo rimane un debole ricordo, è viva nel film la sua nota personalità per la durata di poche scene, per la scelta del cast -tra cui figura ovviamente l'immancabile moglie del regista, Sheri Moon Zombie-, per il gusto della fotografia e di alcune immagini.
Il punto in cui più si sente però la mancanza del vecchio Zombie è proprio nella sceneggiatura del film, dove forse le troppe licenze poetiche dal film originale fanno pensare addirittura ad una presa in giro del buon vecchio Carpenter più che a un omaggio -si veda appunto il finale del film che ha reso grande Carpenter e banale Zombie.
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